Come nasce un timore

Una storia che racconta come la traiettoria dei nostri timori possa essere incrociata da eventi che li amplificano, facendoli uscire dai normali binari delle esperienze negative. Il trauma è capace di far deragliare i pensieri e la violenza ed i suoi riverberi può segnare l’esistenza in un modo a volte difficile da riconoscere anche per chi l’ha vissuto.

Vera crebbe in una famiglia che aveva dovuto imparare a guardarsi le spalle. Il suo nucleo familiare aveva vissuto esperienze che avrebbero scosso chiunque: erano stati minacciati dalla malavita, avevano subito un incendio al loro negozio e avevano dovuto affrontare richieste di tangenti. La casa, che avrebbe dovuto essere un rifugio sicuro, divenne un luogo in cui la forza era l’unica moneta accettata. Mostrare debolezza, anche solo per un attimo, era pericoloso. Era un segno di vulnerabilità che poteva essere sfruttato, non solo dalle minacce esterne ma, dolorosamente, anche dalle cicatrici che si erano sviluppate nei membri della stessa famiglia.

All’interno di questo contesto, Vera e i suoi fratelli impararono presto che era meglio nascondere le proprie insicurezze, piuttosto che condividerle. Questa non era una decisione consapevole, ma piuttosto una risposta istintiva a un ambiente in cui mostrarsi deboli poteva portare a derisioni e isolamento. La famiglia, che avrebbe dovuto essere il primo luogo di supporto, era diventata un’arena in cui si doveva costantemente dimostrare il proprio valore.

Tuttavia, la distinzione tra le minacce esterne e le relazioni familiari intime si perse nel caos. Mentre le minacce esterne erano reali, il vero danno venne dal modo in cui queste paure si riversarono sulle dinamiche interne della famiglia. La necessità percepita di “rinforzarsi” contro le avversità esterne aveva fatto virare la cultura familiare in verso una convinzione che la vulnerabilità dovesse essere considerata un nemico.

Ora adulta e con una solida esperienza in psicologia e psicoterapia familiare, Vera si trova a riflettere sul suo passato e sulle cicatrici che ha lasciato. Si rende conto che, nonostante tutto, c’è una forza nel mostrare autenticità e vulnerabilità, soprattutto in un contesto sicuro e di supporto. È un percorso difficile, ma Vera è determinata a trovare un modo per riconciliarsi con le sue esperienze e costruire un futuro in cui può essere vera con se stessa e con gli altri.

La storia di Vera, considerando le avversità familiari, è complessa e profonda. Le esperienze con la malavita e gli altri incidenti hanno avuto, senza dubbio, un impatto sul modo in cui la famiglia percepiva la vulnerabilità e la sicurezza. L’ambiente in cui si cresce forma in gran parte la nostra visione del mondo e le nostre reazioni emotive.

  1. Origini della Paura: Le persone nel nucleo familiare potrebbero aver associato la vulnerabilità e il mostrarsi deboli con il rischio di attirare ulteriori problemi o minacce. In un contesto di minacce esterne reali, come la malavita, l’incendio e l’estorsione, mostrarsi “forti” potrebbe aver avuto una funzione protettiva. Tuttavia, questa “forza” potrebbe essere diventata una maschera indossata anche in situazioni in cui non era necessaria.
  2. Errore nel Trasferimento della Paura: Quello che potrebbero aver sbagliato è trasferire questa paura e questa necessità di mascherare la vulnerabilità anche nelle relazioni interne alla famiglia. Invece di creare un ambiente familiare in cui potersi mostrare vulnerabili e ottenere supporto, potrebbero aver incoraggiato una cultura di “sopravvivenza del più forte”, dove mostrarsi debole avrebbe potuto portare a derisione o isolamento.
  3. Rielaborazione dei Pensieri: La riflessione sulla distinzione tra minacce esterne e relazioni intime potrebbe essere cruciale. La comprensione che le minacce venivano da fuori, mentre all’interno della famiglia avrebbe dovuto esserci sostegno, potrebbe aiutare Vera a riconoscere che la vulnerabilità in un contesto sicuro e di supporto può essere terapeutica e positiva.
  4. La Dinamica tra Fratelli: Se all’interno della famiglia, soprattutto tra i fratelli, c’era una tendenza a prendere in giro il “debole”, ciò indica che la famiglia ha interiorizzato le paure esterne e le ha trasferite nelle dinamiche interne. Questo potrebbe avere radici profonde, forse derivanti da una necessità percepita di “rinforzarsi” per affrontare le minacce esterne. Riconoscere che questa dinamica era disfunzionale e non rappresentativa di come dovrebbero funzionare le relazioni intime può aiutare nella rielaborazione.
  5. Creazione di una nuova narrazione: Per Vera, riflettere su queste dinamiche e creare una nuova narrazione potrebbe essere una parte essenziale della guarigione. Questa narrazione potrebbe includere la comprensione che l’intimità e la vulnerabilità nelle relazioni di sostegno sono vitali per la connessione umana e la crescita personale.
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