Dimagrire è questione di ‘metabolismo mentale’

Forse dovremmo rivoluzionare il concetto di programma dimagrante pensandolo soprattutto come processo di cambiamento. Immaginando centri specializzati che spostino l’interesse dai chili alla consapevolezza di sé, all’autenticità, alla capacità di esprimersi, di trovare piacere e libertà. Dove vengano proposti percorsi personalizzati volti ad attivare risorse come fantasia, spontaneità, entusiasmo, creatività. Dove si impari a rimodellare i propri confini, ad attivare risorse latenti, a trasformare il modo in cui pensiamo noi stessi. Dove l’attenzione non sia sulle calorie o sull’attività fisica ma soprattutto sul movimento interiore, sul rapporto con ciò che ci circonda. Dove i chili di troppo siano visti come riserva di forze da dispiegare, progetti da realizzare, desideri da comunicare.

Un programma che non abbia come obiettivo diretto la perdita di peso ma l’espressione di sé e la ricerca di entusiasmo, che non richieda appena svegli di salire sulla bilancia ma di  domandarsi se negli ultimi giorni ci siamo sentiti vivi, eccitati, appassionati, emozionati per qualcosa o qualcuno. Se sappiamo qual è la nostra energia, come recita uno spot pubblicitario in questo periodo, se conosciamo gli interruttori per accendere la nostra vita. Un percorso che veda la perdita di peso come naturale conseguenza dello sblocco di energie intasate dal punto di vista psicologico.

Dimagrire è una trasformazione che coinvolge interamente la persona, limitarsi ad un approccio fisiologico, chimico e metabolico non basta, soprattutto non regge nel tempo. Gli studi indicano  che il peso forma, dopo un programma dietetico, nella maggioranza dei casi non viene mantenuto a lungo. Secondo alcune stime i successi sono scarsi, spesso le persone recuperano i chili persi nel giro di poco tempo.Riflettendo in termini emotivi un regime alimentare appesantisce, richiama concentrazione, responsabilità, impegno, controllo. Trascina facilmente in una spirale infinita di tentativi e fallimenti, il famoso effetto yo-yo. Ma soprattutto mette il cibo al centro della vita, protagonista di pensieri, discorsi, immagini. Un oggetto di culto da amare e odiare, e per il quale sacrificarsi. Per certi versi, può sembrare azzardato, osservare rigidamente un piano alimentare – cosa diversa dall’impegno per una corretta alimentazione – è come fare proprio un comportamento alimentare “disturbato”, instaurando una relazione privilegiata e alterata con il cibo.

“La voglia di mangiare non dipende dai livelli di zucchero nel sangue, sta nella nostra mente”

Mangiare, si sa bene, non è solo introdurre nutrienti ma anche rispondere ed esprimere complesse esigenze di natura psicologica. Il piatto non si compone solamente di proteine, grassi, carboidrati e vitamine ma di emozioni, ricordi, pensieri. La voglia di mangiare non dipende dai livelli di zucchero nel sangue, sta nella nostra mente. Lì dovremmo intervenire per sbloccare il metabolismo facendo spazio a sogni, passioni, desideri. Il sovrappeso può essere letto così come risultato di bisogni trascurati, di vitalità repressa, di dolore trattenuto, di stallo psicologico per tutto ciò che voleva essere e non è. Il concetto di programma dimagrante può così trasformarsi, escludendo rinunce, autocontrollo, frustrazione, calcoli, puntando invece su autonomia, novità, entusiasmo.

Quando circola soddisfazione, eccitazione, passione il nostro organismo libera sostanze sorprendenti, le endorfine, ci sentiamo pieni di vita e la voglia di riempirsi in altro modo viene meno. La neurofisiologia ha scoperto una zona nel cervello preposta a mantenere costante il livello di dopamina, il mediatore del benessere. Se la dose non arriva in un modo, viene procurata in un altro, vuol dire che quando siamo svuotati di piacere tendiamo facilmente a compensare mangiando, soprattutto cibi ipercalorici. Quando la vita psichica è circoscritta e limitata, statica dal punto di vista esistenziale, l’organismo sviluppa una chimica che accumula anziché elaborare. In questo senso per smaltire peso è necessario rivitalizzare ciò che è sepolto sotto l’imbottitura psicologica dei chili di troppo, togliendo centralità alla dieta, alla bilancia, alle calorie.
Dimagrire è prima di tutto una questione di pensieri e di emozioni. Di metabolismo mentale.

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