Che fine fanno la coppia e il sesso quando nascono i figli

C’è chi ne parla e chi no, c’è chi più e c’è chi meno, ma quando si passa da due a tre, cioè quando da coppia ci si trasforma in famiglia, il sesso ne risente. E assai. Secondo statistiche più o meno ufficiali ma plausibili secondo i sessuologi, per il 90% dei neogenitori con l’arrivo di un figlio l’attività sessuale si affievolisce, si diluisce, per alcuni addirittura sparisce. E per un tempo che va anche oltre quello per così dire fisiologico: qualche volta l’astinenza si prolunga per mesi dopo il parto, col rischio che della nuova situazione finiscano per risentire anche i sentimenti, e che per triste paradosso, si fa un figlio per amore (in genere almeno così è) e a causa di un figlio diventi più difficile amarsi.

La triade insonnia-stanchezza-disordine

Ora, è indiscutibilmente vero che le prime settimane del postpartum non rappresentano esattamente l’età dell’oro dell’erotismo: la triade stanchezza-insonnia-rigurgiti di neonato non eccitano la fantasia di molti né di molte. Ma la stanchezza e la mancanza di sonno, il disordine e la scarsa cura di sé sono davvero sufficienti a spiegare una fuga dalla sessualità così diffusa e a volte anche così protratta nel tempo? “Non abbiamo registri sul sesso delle giovani coppie di genitori naturalmente, ma che il 90% delle coppie risentano a livello sessuale della nuova situazione familiare è un dato se non realmente rilevato, plausibile oltre che utile a dare una misura del problema. Che sì, è diffuso – conferma Emmanuele A. Jannini, professore ordinario di Endocrinologia e sessuologia medica presso il Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

“E la ragione è composita – aggiunge – . Da una parte c’è la simbiosi madre-figlio che non si interrompe con il taglio del cordone ombelicale”, in effetti al di là della retorica del miracolo della vita che riduce il resto a poca cosa, è più che umano, anzi è biologico per una neo-madre concentrarsi sul suo bambino piccolo e molto meno sulle sue esigenze e su quelle del suo compagno. E infatti gli ormoni non aiutano “Tutt’altro:  gli ormoni prodotti durante il puerperio e l’allattamento remano decisamente contro il sesso. In particolare la prolattina, l’ormone che permette alla donna di allattare, combatte una battaglia contro la dopamina, il neurotrasmettitore dell’eccitazione sessuale, dell’innamoramento, della passione eccetera. E la stravince, questa battaglia, Il motivo di tutto questo è evolutivamente ovvio”, è vantaggioso per la specie che dopo il parto il cervello di una madre sia concentrato sulla sopravvivenza della prole.

Ciao maschio

Quindi la verità è che piaccia o no, siamo biologia, oltre che cultura. Ma siamo anche cultura, però. Anzi nel caso dei padri siamo soprattutto cultura, giacché non ci sono ormoni che distolgano dal sesso i neo genitori maschi o no? “No, non ci sono, li uomini non hanno aiuti biochimici sostanziali nella direzione niente sesso e cura del cucciolo  – riprende il sessuologo medico – diventare padre è un processo bellissimo, di grande meraviglia e tenerezza, ma è un processo culturale”.  Questo processo complesso, che è biologico e culturale insieme, spiega il rifiuto o anche il procrastinare della ripresa dell’attività sessuale che quindi è soprattutto femminile subito dopo l’arrivo di un figlio. Un rifiuto che nella maggior parte dei casi non è verbalizzato, non è dichiarato ma – secondo gli esperti – passa attraverso i comportamenti che rientrano in quella che viene chiamata monade madre-figlio, “una relazione – spiega l’esperto – che è strettissima dalla quale il maschio, per quanto innamoratissimo della sua compagna e del bambino che ha desiderato e ama con tutte le forze, sta fuori. Il primo abbraccio della donna è per il bambino, e giustamente”.

Oltre la fisiologia

Quindi: da una parte abbiamo una donna che deve re-imparare a fare sesso appellandosi alla parte culturale del suo cervello, e dall’altra un uomo che deve imparare a rinunciare al sesso nonostante la sua biologia non lo aiuti. Semplificando è un po’ così, sembra “Ma siamo esseri pensanti però – dice Jannini – e possiamo trovare soluzioni”. Oltre la fisiologia e la biochimica.

Sesso in gravidanza

“Ci sono due aspetti pratici largamente supportati dalla letteratura scientifica e dalla prevenzione sessuologica. Il primo è: non smettere mai di fare sesso durante la gravidanza. Un concetto – riprende – che i ginecologi hanno fatto proprio con molto ritardo: ancora oggi alcuni di loro danno consigli privi di logica alle coppie. I futuri genitori devono sapere che fare sesso in gravidanza è sconsigliato solamente in presenza di minacce, cioè di patologie particolari. Oggi, per mancanza di un corretto counseling, il 99% delle coppie interrompe l’attività sessuale nell’ultimo trimestre di gravidanza, mentre sono pochissime quelle che dovrebbero farlo”.

Riprendere subito dopo

E oltre a non smettere mai di fare sesso in gravidanza, è essenziale riprendere presto a farlo dopo “subito dopo la cicatrizzazione della episiotomia (l’incisione chirurgica della parete posteriore della vagina per facilitare il parto, ndr) o della ferita del cesareo, cioè intorno a 30-40 giorni dopo la nascita del bambino, anche se il sesso non è sostenuto da una forte spinta ormonale anche se il desiderio non è travolgente. Siamo una specie culturale, non siamo solo macchine biologiche mosse da ormoni, quindi possiamo riprendere l’attività sessuale anche perché ci ragioniamo un po’ su, mettendo in atto meccanismi che sono anche decisionali, razionali e relazionali. Anche se il sesso all’inizio non fosse desideratissimo – è il consiglio dell’esperto – è bene sapere che una volta che si riprende a farlo fa bene, è un importante antidepressivo, e che più si fa sesso più si ha voglia di farlo, il sesso si autoalimenta: e questo è vero per gli uomini e per le donne”.

Farà anche bene, il sesso, ma la vita dei neogenitori è dura, anzi durissima, la gestione di un bambino piccolo è molto stancante, bisogna allora imparare a ritagliarsi degli spazi come coppia: magari affidando il bambino o i bambini ai nonni o a persone fidate per qualche ora, anche solo per riprendere a cercarsi fisicamente. Anche solo per accarezzarsi, per riprendere un contatto fisico per sentire la pelle del partner.  

Un erotismo accogliente

E a proposito di nudità c’è un altro aspetto di cui tenere conto: le donne cambiano fisicamente molto con la gravidanza, e succede, sì succede e non a poche, che dopo il parto si sentano meno attraenti. La sensazione di inadeguatezza potrebbe inibirle sotto il profilo sessuale? “Le donne sono terrorizzate dall’idea che la gravidanza peggiori il loro aspetto- conferma Jannini – e gli uomini farebbero bene a rassicurarle sulla loro bellezza, però le donne devono sapere che i loro compagni continuano a desiderarle, sempre. Il desiderio maschile va oltre i chili residui post parto, l’erotismo degli uomini, padri o non padri,  è più generoso, più accogliente di quanto si pensi: dei modelli femminili stile Instagram gli uomini sostanzialmente se ne infischiano”.

Il letto è territorio della coppia

Il letto matrimoniale è un territorio ormai sdoganato per il neonato.  E non sempre per chissà quale ideologia, lo è molto più spesso perché tenere il bambino vicino è comodo: è comodo insomma allattare, o consolare un pianto notturno senza alzarsi. “La stanchezza dei neogenitori non si può sottovalutare però il letto è territorio della coppia non della famiglia e il neonato dovrebbe starne fuori nella sua culla, e appena è possibile anche al di là di una parete, anche solo nel corridoio. È molto faticoso doversi alzare, è vero, ma che il figlio non debba separare i suoi genitori è un concetto centrale”, è l’indicazione del sessuologo, che riprende: “L’abitudine di dormire in tre, o quella della madre che dorme con il figlio e il padre in un letto a parte mette a rischio la ripresa dell’attività sessuale della coppia ma anche l’esperienza  sessuale futura del bambino o della bambina. Il bambino o la bambina che si sente potente al punto di controllare addirittura l’intimità dei genitori ha una probabilità più alta degli altri – avverte l’esperto – di andare incontro a difficoltà con la sessualità in futuro”.

La sessualità futura. Del bambino

“C’è un concetto in medicina che stabilisce che tutto quello che accade nei primi mille giorni di vita di un individuo ha un effetto notevole sulla sua salute da adulto ed è vero anche in termini comportamentali: le nostre scelte di comportamento hanno ricadute sul benessere e sulla salute dei nostri figli anche nel senso sessuale. Quanto prima il bambino capisce di non essere la punta di un triangolo ma di avere di fronte a sé una coppia che come coppia lo sostiene e lo ama – riflette e conclude l’esperto – meglio è per il benessere dai suoi genitori senza dubbio, ma anche per il suo stesso benessere e il suo piacere futuro”.

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